FALÒ
I falò rituali sono un aspetto della cultura contadina d’Oltrepò che, pur essendo meno diffuso rispetto a qualche decennio fa, tutt’oggi segna alcuni momenti della vita collettiva in relazione alla trasformazione della natura, al succedersi delle stagioni, alla ciclica “morte e rinascita” della vegetazione, al progressivo declinare e risorgere degli astri. I fenomeni metereologici e le imprevedibilità stagionali sono sempre stati percepiti come aspetti incontrollabili quanto cruciali che influenzano la buona riuscita del lavoro sui campi. Si è in loro balia. L’uso del fuoco è stato un tentativo di esercitare su questi fenomeni, avvertiti come dipendenti dalla potente volontà di entità sovrannaturali, una qualche forma di “intervento e “auspicata influenza” da parte dell’uomo.
"BRUCIARE LA MERLA"
Il 31 gennaio, la notte con cui terminano i 3 giorni della merla, nella parte fluviale d’Oltrepò sono accesi i falò. Anche in questo caso il fuoco con il suo calore non solo preannuncia la fine della rigidità dell’inverno ma contribuisce anche a bruciare la merla, a far finire i tre giorni più freddi dell’anno. Ad Arena Po, fino a qualche decennio fa, c’erano dei luoghi “fissi” per i falò della Merla. La frazione in cui il rito è ancora partecipato e collettivo è Montacuto, dove tre generazioni di abitanti condividono dolci fatti in casa davanti al fuoco alimentato con la legna raccolta durante l’inverno. Proprio per rendere la festa adatta ai bambini che il giorno dopo devono andare a scuola, il fuoco viene acceso alle 20. La pratica rituale del “bruciare la merla” è connessa alla leggenda narrata nei comuni rivieraschi d’Oltrepò : la merla invece di scendere dal camino e diventare nera di fuliggine, decide di attraversare il Po con marito e un numeroso seguito. Proprio arrivati in mezzo al Po la spessa crosta di ghiaccio inizia a spezzarsi, portando con sé tutti gli avventati viaggiatori.
FALÒ S. ANTONIO ABATE
Il culto di Sant’Antonio Abate è ancora vivo in Oltrepò, prendendo diverse fisionomie, dal Po fino all’Appennino.
I falò del 17 gennaio solennizzano la fase di passaggio tra cicli stagionali e produttivi segnando un momento cruciale del calendario contadino che, dopo il solstizio d’inverno, si prepara ad affrontare l’avvento della prima luna di primavera.
Anche in questo caso la natura del fuoco , distruttrice e rigeneratrice al tempo stesso, associata alla figura di sant’Antonio, è al cuore del rituale di transizione dell’ultima luna invernale.
I falò del 17 gennaio solennizzano la fase di passaggio tra cicli stagionali e produttivi segnando un momento cruciale del calendario contadino che, dopo il solstizio d’inverno, si prepara ad affrontare l’avvento della prima luna di primavera.
Anche in questo caso la natura del fuoco , distruttrice e rigeneratrice al tempo stesso, associata alla figura di sant’Antonio, è al cuore del rituale di transizione dell’ultima luna invernale.
SAN GIUSEPPE
E’ quasi primavera e le piante si preparano a germogliare: si tratta di un momento delicato per loro quanto per le famiglie che di agricoltura vivono. I campi e le vigne di Oltrepò per la fine di febbraio sono ricoperti dai residui di raccolto e dalla legna delle potature invernali che devono essere eliminati per liberare la terra. I fuochi di San Giuseppe, 19 marzo, annunciano il “bruciare” della stagione invernale e l’avvento del tempo buono, accolto dall’equinozio di Primavera.
Un aspetto della festività che tutt’oggi continua in maniera diffusa su tutto l’Oltrepò sono le frittelle cucinate per l’occasione (marubei e farso). La preparazione dell’impasto dalle donne, cottura da parte degli uomini e condivisione collettiva delle frittelle è l’aspetto di convivialità e di buon auspicio per la nuova stagione che le comunità d’Oltrepò hanno mantenuto come aspetto rinnovato del rituale di San Giuseppe.
Un aspetto della festività che tutt’oggi continua in maniera diffusa su tutto l’Oltrepò sono le frittelle cucinate per l’occasione (marubei e farso). La preparazione dell’impasto dalle donne, cottura da parte degli uomini e condivisione collettiva delle frittelle è l’aspetto di convivialità e di buon auspicio per la nuova stagione che le comunità d’Oltrepò hanno mantenuto come aspetto rinnovato del rituale di San Giuseppe.