Il Santuario fu elevato a parrocchia nel 1930; presenta una fonte di acqua solforosa.
La storia della fontana santa di Arena, tutt’oggi trasmessa alle nuove generazioni (leggenda raccontata dal bambino), ci riporta al legame tradizionalmente vissuto tra acqua sorgiva, guarigione e il culto della Madonna.
Secondo la leggenda, così come è stata tramandata e incorporata nella cultura popolare degli arenesi (inserire intervista di giuseppe riccardi) era un luogo acquitrinoso vissuto soprattutto dalle donne che lo usavano come lavatoio e che lì si incontravano per sciacquare i panni. Un luogo femminile così come lo era la protagonista del miracolo: una bambina, cieca dalla nascita, al seguito della madre. L’acquisizione della vista, o meglio, la perdita della cecità, coincide con il momento in cui la Madonna “si fa vedere” sotto forma di un’immagine impressa su di un sasso talmente poroso da riuscire a galleggiare nelle acque che sgorgavano dalla sorgente. Si tratta di una vergine salvifica e feconda che traccia la topografia sacra delle acque sorgive potabili e benefiche.
Il miracolo non riguarda solo la vista ritrovata ma anche il luogo naturale che la madonna decide di “abitare”. Secondo la leggenda, la pietra con impressa la Madonna sfuggiva alla presa, non si faceva prendere nella seppur bassa acqua in cui si trovava. Riposta in quello che sembrava essere il suo luogo più appropriato, la vicina chiesa di Arena Po, dopo poco sparisce per essere ritrovata alla sorgente. Il culto pagano delle fonti è sopravvissuto per secoli alla cristianizzazione che coprì e trasformò le credenze, acquisì alcuni culti - che furono trasformati da culti naturalistici o feticisti in culti di santi - e ne condannò altri come stregonerie e come superstizioni. Possiamo leggere in questo modo il miracolo della pietra con l’immagine della Vergine: afferma una sacralità che non aderisce ai luoghi di culto istituzionali ma ne traccia una mappa dell’idrografia superficiale e del suo rapporto con la comunità. E’ la Chiesa che, in questo caso, “si sposta” alla fonte costruendole attorno un santuario e non viceversa. La volontà della pietra di rimanere dove è apparsa, come narrato dalla leggenda, afferma l’inamovibilità del luogo naturale “segnato” e riconosciuto come sacro da chi lo vive come risorsa indispensabile alla sopravvivenza.
La cripta del santuario di Fontana Santa custodisce la sorgente di acqua solforosa testimone della devozione popolare alla Madonna.
Ogni anno, la seconda settimana di maggio, avviene il pellegrinaggio dalla località di Pievetta (PC), percorrendo l’argine del Po che collega le due frazioni.
Il santuario è aperto ogni domenica.
La storia della fontana santa di Arena, tutt’oggi trasmessa alle nuove generazioni (leggenda raccontata dal bambino), ci riporta al legame tradizionalmente vissuto tra acqua sorgiva, guarigione e il culto della Madonna.
Secondo la leggenda, così come è stata tramandata e incorporata nella cultura popolare degli arenesi (inserire intervista di giuseppe riccardi) era un luogo acquitrinoso vissuto soprattutto dalle donne che lo usavano come lavatoio e che lì si incontravano per sciacquare i panni. Un luogo femminile così come lo era la protagonista del miracolo: una bambina, cieca dalla nascita, al seguito della madre. L’acquisizione della vista, o meglio, la perdita della cecità, coincide con il momento in cui la Madonna “si fa vedere” sotto forma di un’immagine impressa su di un sasso talmente poroso da riuscire a galleggiare nelle acque che sgorgavano dalla sorgente. Si tratta di una vergine salvifica e feconda che traccia la topografia sacra delle acque sorgive potabili e benefiche.
Il miracolo non riguarda solo la vista ritrovata ma anche il luogo naturale che la madonna decide di “abitare”. Secondo la leggenda, la pietra con impressa la Madonna sfuggiva alla presa, non si faceva prendere nella seppur bassa acqua in cui si trovava. Riposta in quello che sembrava essere il suo luogo più appropriato, la vicina chiesa di Arena Po, dopo poco sparisce per essere ritrovata alla sorgente. Il culto pagano delle fonti è sopravvissuto per secoli alla cristianizzazione che coprì e trasformò le credenze, acquisì alcuni culti - che furono trasformati da culti naturalistici o feticisti in culti di santi - e ne condannò altri come stregonerie e come superstizioni. Possiamo leggere in questo modo il miracolo della pietra con l’immagine della Vergine: afferma una sacralità che non aderisce ai luoghi di culto istituzionali ma ne traccia una mappa dell’idrografia superficiale e del suo rapporto con la comunità. E’ la Chiesa che, in questo caso, “si sposta” alla fonte costruendole attorno un santuario e non viceversa. La volontà della pietra di rimanere dove è apparsa, come narrato dalla leggenda, afferma l’inamovibilità del luogo naturale “segnato” e riconosciuto come sacro da chi lo vive come risorsa indispensabile alla sopravvivenza.
La cripta del santuario di Fontana Santa custodisce la sorgente di acqua solforosa testimone della devozione popolare alla Madonna.
Ogni anno, la seconda settimana di maggio, avviene il pellegrinaggio dalla località di Pievetta (PC), percorrendo l’argine del Po che collega le due frazioni.
Il santuario è aperto ogni domenica.