L’intitolazione a San Michele Arcangelo, oggetto di particolare devozione da parte dei Longobardi, potrebbe far supporre la fondazione della chiesa all’epoca del dominio longobardo nel territorio pavese; in realtà non esistono documenti che possano attestare tale ipotesi e il primo documento che comprova l’esistenza di una chiesa a Montù risale al 1303. In quell’anno, il capostipite dei Beccaria di Montù, Manfredino, si trovò alle prese con eventi di guerra e, nel mezzo di una scaramuccia, venne inseguito dagli uomini del Conte di Langosco, del Marchese di Monferrato e dei Piacentini. Si ritrovò in una boscaglia di un avvallamento fra le colline ed espresse il voto di edificare una chiesa in quel luogo se si fosse salvato. Così avvenne. La chiesa fu costruita ed ancora si trova là dove Manfredino miracolosamente uscì vivo dall’inseguimento, in una posizione decisamente anomala rispetto alle case di Montù, a un livello inferiore al piano stradale. A lungo sottoposta alla giurisdizione della Diocesi di Piacenza e, dal 1817, a quella di Tortona, la chiesa, più volte ristrutturata nel tempo, presenta una doppia facciata, avendo inglobato anche il vicino Oratorio di Sant’Aureliano, e un portale in bronzo e rame con 6 bassorilievi e 2 altorilievi realizzato dalla scultore Sergio Alberti. Si segnalano, un capitello romano trovato nelle vicinanze e incastonato nel muro esterno fra sagrestia e abside, la lapide funeraria di Aureliano Beccaria ora all’interno dell’edificio religioso ma un tempo collocata presso la chiesa del castello e tele del Ferrari.