E’ bastato poco più di un secolo per far diventare una borgata capoluogo, ampliarla e renderla famosa in tutto il mondo. Eppure, per tutto il tempo precedente, dall’epoca romana sino al XVII secolo, Santa Maria della Versa era poco più un pugno di case e una cappella dove, dal ‘300, si venerava l’immagine sacra della Vergine, dispensatrice di miracoli. Il potere stava in alto, a Soriasco, come ancor oggi in alto svetta la torre superstite di quello che fu il sistema fortificato più imponente dell’Oltrepò Pavese per tutto il Medioevo. Nel 1897, Soriasco divenne frazione e Santa Maria capoluogo di Comune. Lo scambio di ruoli amministrativi ebbe più di una motivazione. La prima: la grande fortezza non esisteva più, distrutta quasi completamente dopo vari attacchi nel 1216 dai Piacentini. Ancor oggi è possibile rintracciarne resti di mura e la base di una delle 12 torri che costellavano il muro di cinta. La base della torre è ora inglobata in un’abitazione. Impossibile anche non notare, lungo la strada che sale verso l’Alta Collina, la torre quadrata che probabilmente era esclusa dal corpo del sistema fortificato e che serviva da punto di osservazione e di controllo. E’ rimasta, questa probabile tredicesima torre, come testimone, forse come monito, con i suoi 20 metri di altezza e una merlatura coperta da un tetto ma ancora leggibile. La torre guarda verso Piacenza, ma domina anche le due direttrici della Valle Versa, quella settentrionali verso il Po e quella verso le colline, l’Appenino e il mare. La torre è un segnale, infatti, dei traffici che qui avvenivano, lungo il corso del Versa, sin da epoche remote. Come riporta Giancarlo Alberto Baruffi nel suo volume “La Via Francigena – Sulle vie dei pellegrini in provincia di Pavia” (Provincia di Pavia, 1999) nell’epoca dei pellegrinaggi esisteva una vera e propria “rotta della Valle Versa” . La citazione più importante al riguardo è quella riportata dal cronista e storico piacentino Giovanni Codagnello, attivo come notaio nel XIII secolo, che nella sua “Cronica Civitatis Placentiae” del 1216 indica l’esistenza nel territorio di Santa Maria di un “hospitale de Betlem positum supra Versam”. Dove fosse collocato con precisione tale luogo di accoglienza per i pellegrini è ancora da verificare, sebbene varie interpretazioni indichino come probabile l’abitato attuale di Begoglio, il cui etimo ligure con radice “begu” starebbe ad indicare “luogo di un abbeveratoio”. La Rotta della Valle Versa da Santa Maria passava poi per Casa Scaglioni di Golferenzo, Costa Rettanni e Costa Calatroni di Volpara, sino a raggiungere Stadera di Nibbiano. Soriasco, toponimo di origine ligure, rientrò invece nei beni del monastero di Bobbio per donazione ai monaci da parte di Carlo Magno. Possedimento dei Piacentini e poi dei Pavesi, passò di mano alle famiglie nobiliari Giorgi, Dal Pozzo, Gambarana e di Opizzoni Giorgi. A valle, intanto, si incrementava il culto della miracolosa immagine della Madonna in una cappella che, come venne registrato nel 1639, conservava tale immagine “dipinta su tavola di legno, staccata da una tavola più antica”. La cappella fu via via ampliata e divenne una chiesa, parrocchia dal 1940. La devozione alla Vergine fu la seconda ragione che vide prevalere Santa Maria su Soriasco, cioè della frazione sull’originario capoluogo. Intorno a quella cappella si sviluppò un mercato di scambio, favorito dalla posizione di fondovalle. All’inizio del ‘900 avvenne però un fatto destinato a proiettare Santa Maria in un’ottica internazionale. Fu la fondazione della Cantina sociale, della quale furono promotori Cesare Gustavo Faravelli e il senatore Luigi Montemartini, anima della creazione delle Cantine sociali storiche in tutto l’Oltrepò Pavese. La Cantina iniziò la propria attività il 21 maggio 1905, con 22 soci fondatori. Meno di 20 anni dopo, i vini della Cantina Sociale di Santa Maria della Versa si aggiudicavano il Grand Prix dell’Esposizione Internazionale di Parigi (1923). Nel 1958 entro in consiglio d’amministrazione il Duca Antonio Denari, che ne divenne Presidente nel 1972 e lo rimase sino al 1994. La Cantina sociale divenne “La Versa” e spiccò il volo, con centinaia di soci, scelte produttive, tecnologiche e di promozione all’avanguardia. La figura del Duca Antonio Denari è un riferimento imprescindibile nella storia della viticoltura non soltanto dell’Oltrepò Pavese ma di tutta la Lombardia e di quel settore, in particolare spumantistico con occhio di riguardo al Pinot nero, che, oggi, è uno degli elementi forti del brand Oltrepò Pavese.