la COLLINA
L’itinerario di collina vi porterà all’interno del paesaggio d’Oltrepò come è stato plasmato dai gesti abili dei viticoltori. Vi proponiamo un “alfabeto” delle vigne: alcuni indizi di viticoltura contadina che possono offrirci un sguardo rinnovato sul paesaggio locale e sulla tessitura incessante della tradizione.
Note ai margini delle vigne: IL SALICE
La flessibilità dei suoi rami hanno intrecciato il salice alla storia produttiva e comunitaria di queste terre. Potrete osservare le stagioni lavorative e paesaggistiche della vigna anche attraverso questa pianta, proprio come fanno ancora molti contadini d’Oltrepò.
Per approfondire..
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INVERNO, MOMENTO DEL DARE FORMA...
La vite riposa e la caduta delle foglie segna il periodo giusto per una potatura ben fatta. E’ questo il momento in cui l’agricoltore imprime i propri progetti sulla pianta, dandole forma rinnovata.
Tra agricoltori si dice che ”la vite ti da ciò che le chiedi”: il potatore, con le sue incisioni, deve
apprendere a fare la giusta richiesta alla pianta, a calibrare le proprie aspettative su ciò che la vite e il sistema ecologico in cui è inserita, possono dare. Riconoscere la diversità delle forme è il primo atto per iniziare a familiarizzare con il paesaggio culturale d’Oltrepò.
PALI NELLA TERRA
Dopo la potatura, la vigna deve essere rimessa in piedi, i pali conficcati in terra e i fili tirati per sostenere la vite sotto il peso dei grappoli che verranno. I pali che sostengono le vigne ci possono dire molto del paesaggio viticolo. Ogni tipo di palo (di legno di gaba o castagno, di cemento o metallo) conferisce all’intero impianto una specifica dimensione estetica e lavorativa. Cercheremo di darvi qualche indicazione per entrare nella vigna guardando ai suo pali...
SPIANATURA
Prima di Pasqua (prima domenica dopo la luna piena di primavera) la vite “deve essere fatta”, i suoi tralci fissati ai fili di ferro indirizzando, così, la natura rampicante della pianta. Per ri-conoscere il vigneto, vi invitiamo a guardare con cosa la vite è legata. Il nodo con il rametto di salice traccia un confine tra forme di viticoltura intensiva fatta da gesti operai e pratiche di agricoltura contadina che, invece, richiedono un periodo di apprendistato per essere eseguite con maestria.
SECONDA LEGATURA: TACÁ SU I CO
Alla prima legatura ne seguono altre, tardo primaverili e d’inizio estate, che aiutano i nuovi tralci ad arrampicarsi e a far sì che non si spezzino sotto il peso dei grappoli che s’ingrossano.I tralci, nel gergo contadino, vengono attaccati su, sostenuti verso l’alto legando i punti d’incontro con il fil di ferro. Gli agricoltori cercano di star dietro alla vite che corre: la crescita progressiva dei tralci richiede fino a tre legature che si diluiscono dalla primavera annunciata fino all’estate
VENDEMMIA
Il paesaggio sonoro della vendemmia, il momento più intenso della vita sociale della vigna, ci può raccontare la radicale trasformazione del mondo viticolo. “Catà l’uga” è un’attività ripetitiva che si mescola bene alle chiacchere e ai racconti di lepri e relazioni. E’ un momento di socialità e d’incontro tra generazioni che solo ultimamente è sempre meno accompagnato dalla condivisione del cibo.